Ciao a tutti.
Venezia offre sempre un motivo valido per una visita anche a chi come me si potrebbe essere abituato alle sue meraviglie.
L’ultima occasione è stata la doppia esposizione fotografica organizzata alla Casa dei Tre Oci e dedicata a due maestri della fotografia contemporanea e membri della famosissima agenzia Magnum.
La prima è “Utopia” di Renè Burri, una selezione di oltre 100 immagini dell’artista svizzero scomparso nel 2014 dedicate all’architettura, con scatti di famosi edifici e ritratti dei grandi architetti del XX secolo, da Le Corbusier a Oscar Niemeyer, da Mario Botta a Renzo Piano, da Tadao Ando a Richard Meier. Accanto ai loro ritratti e alle loro costruzioni, ci sono anche le immagini di eventi storici particolarmente densi di contrasti e di speranze, come la caduta del muro di Berlino o le proteste di piazza Tienanmen a Pechino nella primavera del 1989. A mio avviso sono bellissime le sue foto nel salone principale all’inizio della mostra, stampate in un formato atipico per una esposizione (15 x 18) eppure di enorme impatto emotivo.
All’ultimo piano Ferdinando Scianna presenta il reportage fotografico in pieno stile Street Photography realizzato in occasione dei 500 anni della nascita del Ghetto ebraico di Venezia (formatosi il 29 marzo 1516). Questa esposizione raccoglie alcune immagini che raccontano la vita quotidiana del Ghetto, inserendo in questo percorso ritratti, architetture, interni di case e luoghi di preghiera. Chiese, ristoranti, campi, gondole sono i soggetti che animano il panorama visivo del progetto.
Come ho scritto a inizio post potrei essere abituato a osservare una città come Venezia e invece, come ogni volta, porto con me la reflex e mi diverto a curiosare per calli e campielli, cercando di trovare ispirazioni per qualche scatto.
In realtà è facile trovare ispirazioni in una città come Venezia; quando arrivo a Piazzale Roma però cerco sempre di perdermi camminando senza una meta precisa.
L’isola della Giudecca non è una meta che frequento spesso e allora la mattina della visita ho deciso di scendere dal vaporetto alla prima fermata disponibile, Palanca; volevo camminare un po’ per la fondamenta però faceva così freddo all’ombra che alla prima occasione ho cercato la luce e così mi sono ritrovato dalla parte opposta dell’isola.
Forse sarà stato l’orario mattutino o il freddo intenso che suggeriva agli abitanti di rimanere dentro casa però sull’isola regnava il silenzio e la pace; perfino l’acqua era quasi ferma. Al sole si stava bene e così, dopo essermi guardato un po’ intorno, ho iniziato a premere l’otturatore per fermare qualche momento di quella soleggiata mattinata.
La Giudecca è un luogo particolare perchè in alcuni scorci le sue architetture potrebbero essere scambiate per quelle di una città contemporanea, come ad esempio la ex-fabbrica Junghans che è stata ristrutturata e i suoi edifici l’hanno trasformata in un edifico residenziale moderno. Fa un po’ sorridere confrontare questa zona con l’ex-mulino Stucky, ora trasformato in un albergo di lusso mantenendo però la struttura originale con i suoi mattoni rossi e una vaga somiglianza con un edificio della Russia pre-rivoluzionaria.
Mi sono così rilassato a scattare e passeggiare che stavo quasi per dimenticarmi delle due mostre. Scherzo, volevo solo approfittare il più possibile del sole che mi scaldava e che con la sua luce illuminava in modo suggestivo i luoghi che poi ho fotografato.
Spero siate clementi nel giudicare le foto pubblicate; in ogni caso aspetto i vostri commenti.
Alla prossima.