Ciao a tutti.
Sapete che il 19 Maggio a Goteborg si correrà la Göteborgsvarvet, la mezza maratona con il maggior numero di partecipanti al mondo? Beh, forse sì .
Ma “forse non tutti sanno che” (mitica rubrica de La Settimana Enigmistica) per andare a Goteborg da Mira di corsa bastano trenta secondi!
Io non ci credevo ma l’ho scoperto domenica scorsa, alla fine della Dogi’s Half Marathon, quando ho tagliato il traguardo dopo Mikael e Hans-Erik.
Ma come può essere che bastino solo trenta secondi? E chi sono Mikael e Hans-Erik? Adesso ve lo spiego, partendo come mio solito dalla fine.
Domenica scorsa sono partito per la “Mezza dei Dogi” assieme a Mek, come unici rappresentanti di “Quelli delle 6” perché purtroppo Caveo è stato fermato da problemi al ginocchio, il Coach era troppo poco allenato e Cogo era troppo incasinato per iscriversi.
Vabbè, pochi ma buoni, io e Mek siamo partiti con qualche titubanza ma con sufficiente incoscienza per provare a finirla.
Dopo i primi sette chilometri però ho lasciato che le suole di Mek lo portassero velocemente lontano e ho proseguito fino al diciassettesimo chilometro in tranquillità, con l’obiettivo minimo di migliorare il tempo di Palmanova (1.48.57, Realtime 1.48.25).
A quel punto della gara ho visto un runner con maglietta e cappello giallo e pantaloncini blu che stava correndo in direzione opposta a tutti noi gridando verso di me in una lingua incomprensibile; dopo la sorpresa iniziale mi sono guardato intorno e ho visto che dietro di me un omone di circa due metri arrancava con fatica cercando di rispondere nella stessa incomprensibile lingua al runner, che nel frattempo lo aveva raggiunto e lo affiancava nella corsa.
La scritta sul cappellino e i colori dell’abbigliamento mi hanno fatto scoprire subito che il motivo della lingua incomprensibile era legato alla provenienza dei due runner: la Svezia!
Quando ho chiesto il motivo di un viaggio così lungo per correre una mezza maratona la risposta è stata che quella era l’ultima chance per partecipare poi alla mezza di Goteborg. Non sapendo nulla di quella gara il runner più fresco mi ha raccontato che quella mezza maratona è la più grande del mondo perché partecipano oltre 60.000 runner e che per questo motivo ci sono dei limiti di tempo per potersi iscrivere.
Alla domanda successiva su quale fosse il tempo limite la risposta lasciava poco spazio a calcoli opportunistici: 1.46.00 e noi, cioè loro, anzi lui aveva ancora tre chilometri e solo 15 minuti circa per arrivare “in tempo”.
Visto che stavo rispettando la tabella di marcia ho rallentato leggermente e mi sono unito ai due scandinavi cercando di unirmi all’incitamento del più affaticato che continuava a scuotere la testa pensando di non farcela. Insieme al suo compagno di corsa continuavo a dirgli che non poteva aver fatto così tanta strada per niente e quindi doveva stringere i denti, alzare le ginocchia e correre fino alla fine.
Beh, sono stati tre chilometri corsi guardando continuamente il cronometro; negli utlimi cinquecento metri ho addirittura richiamato uno dei pacer per l’1.45 dicendogli di prendere quello più magro per la maglia e trascinarlo fino al traguardo perché il tempo rimasto era molto poco. Alla fine ha tagliato il traguardo con il tempo di 1.45.49, con un RealTime di 1.45.30.
Ho fatto i complimenti a Hans-Erik per il suo incitamento e ho stretto la mano a Mikael per l’obietivo raggiunto, dicendogli che a Goteborg avrebbe potuto solo migliorare.
Che dire, bastano trenta secondi per andare da Mira a Goteborg di corsa!
Ah, anch’io ho raggiunto il mio obiettivo e ho chiuso in 1.44.44 raggiungendo Mek che mi aspettava da cinque minuti perché lui è arrivato in 1.39.58.
Alla prossima.
Ciao Lumino, questa si che è proprio una buona storia da raccontare e tu sei proprio bravo a farlo. Complimenti!!!
Fai risaltare un aspetto bello del mondo delle gare: non solo tempi, passo, soddisfazione o delusione per il risultato, ma anche vivere storie particolari come questa.
Alla prossima.
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Ciao Mek.
Sto cercando di tener fede al motto del blog: “buone storie e corse”.
Grazie per le belle parole; mi servono come sprone a scrivere di più.
Alla prossima.
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