Continuano le avventure di Daniele in Spagna…
Valencia, 21 settembre
Dopo una notte passata tranquillamente il gruppo si dirige verso la Ciudat de las Artes y de las Ciencias, un complesso di bianche strutture moderne ideato nel 1998 da Santiago Calatrava, che in Italia è però associato al discusso, per usare un eufemismo, ponte sul Canal Grande a Venezia.
L’occasione di poter ri-ammirare un complesso così particolare e unico mi trasmette grande emozione ed è per questo che appena vi arriviamo spalanco la bocca come un bambino e mi appresto a cominciare la mia sessione fotografica Valenciana.
Il tempo è ottimo, se non per l’ormai sempre presente cappa d’afa che avvolge la città fin dal nostro arrivo. Dopo gli immancabili selfies (oops, questo non è spagnolo) giunge il momento di entrare nel planetario dove un film in 3D viene proiettato su uno schermo a forma di pianeta, dando così un particolare effetto alla pellicola. Dopo la fine del film entriamo nella zona dell’oceanografico e ivi consumiamo il pranzo al sacco preparato da Mercedes, formato da bocadillos con chorizo y tortillas de patatas, una manzana y una botella de agua.
Finito di rifocillarci entriamo nell’Oceanario e lo spettacolo vale il prezzo del biglietto: più di venti, vastissimi stand ci aspettano a braccia, o forse è meglio dire pinne aperte e noi non ce ne facciamo scappare nemmeno uno. Fra squali, foche, pesci, tartarughe e leoni marini ammiriamo uno spettacolo fantastico; ma non è ancora finita: apprendiamo che il nostro biglietto è valido anche per lo spettacolo del delfinario, quindi via! a cercare i posti migliori.
Dopo una breve introduzione con gioco a premi, un ballo riservato agli adulti (per la serie “ho visto cose che voi umani non potreste enmmeno immaginare…”) sulle note di Happy di Pharrell Williams, dove si possono “ammirare” degli esempi di homo sapiens sopra i 130 chili sculettare come delle ventenni in discoteca, finalmente ha inizio lo spettacolo. L’atmosfera è carica di entusiasmo e le urla dei fanciulli eccitati contribuiscono a “farci ritornare un po’ bambini”. Le acrobazie sono veramente meritevoli e in men che non si dica sono passate due ore.
E’ arrivato il momento di andare e l’autobus ci riporta a casa. Dopo una cena a base di filetto e patate, nonostante il tempo per la prima (e speriamo ultima) volta, usciamo per un gelato. Le gelaterie sono veramente rarefatte come l’ossigeno sull’Everest, ma il nostro proverbiale “fiuto” ci porta dritti verso una heladeria italiana: i proprietari (spagnoli) hanno una vera e propria cotta per l’Italia e ci raccontano del loro sogno: mettere da parte del denaro, vendere l’attività e stabilirsi definitivamente nel Bel Paese per aprirvi una nuova gelateria. Personalmente sono affascinato dal loro rapporto con un Paese straniero, e credo che questo episodio debba far riflettere sul fatto che noi, intesi come popolo italiano, dovremmo avere più considerazione di noi stessi e non essere convinti di essere rappresentati nel mondo dall’ormai classico “pizza-spaghetti-mandolino-mafia”.
Tornati a casa, ci tuffiamo a letto perché il ricco programma del giorno successivo sarà ancora più pieno e intenso!
P.S: Dopo la cena ho chiesto di lavare i piatti per pura cortesia, aspettandomi un diniego; invece la Signora Mercedes ha acconsentito con grado e quindi mi sono trovato costretto a destreggiarmi fra spugnetta e lavello. Ma forse questo è meglio non farlo sapere a casa, poiché temo ripercussioni sulla mia già esagerata dose di lavori domestici… Stay tuned!
Like this:
Like Loading...
Related