Ciao a tutti.
L’altro ieri, sotto il patrocinio dell’Unesco si è celebrato il 3° World Radio Day, la giornata mondiale della radio.
La radio è lo strumento di comunicazione di massa che ad oggi raggiunge il più grande numero di persone rispetto a qualsiasi altro media e malgrado l’avvento dell’era digitale rimane sempre per me la regina dei mass-media.
La nostra famiglia quando è a casa fa molta fatica ad ascoltarla perché si fa prima ad accendere la televisione ma quando sono da solo la preferisco perché è una compagna fedele e discreta, non invadente e che non si lamenta mai anche se la zittisci.
Ho due ricordi che legano particolarmente ai “Radio Days“: uno della mia infanzia e l’altro più recente.

Il primo mi riporta indietro al 1973: avevo dieci anni e la Juventus disputava a Roma la finale della Coppa Intercontinentale di calcio contro la squadra argentina dell’Independiente a causa della rinuncia dell’Ajax per motivi finanziari.
L’Ajax aveva battuto la Juve nella finale di Coppa dei Campioni (l’attuale “Champions League“) e avevo già sofferto guardando la partita in diretta televisiva. Da bravo tifoso la sera della finale intercontinentale la Rai non trasmetteva l’incontro e quindi rimaneva solo la radio alla quale io e mio padre eravamo appiccicati con le orecchie. Ho un ricordo chiarissimo della scena: la radio che troneggiava sopra il frigorifero e mio padre con la testa appiccicata all’apparecchio e io a lui che ascoltavo in religioso silenzio perché il segnale non era chiaro.
Anche quella sera fu sfortunata come quella di Coppa Campioni perché la Juve sbagliò un rigore con Cuccureddu e poi perse a causa di un autogol di Gentile: io piansi e andai a letto tristissimo mentre mio padre cercava di consolarmi.
Il secondo episodio, molto più recente risale al giorno in cui dopo l’attentato alle Twin Towers del World Trade Center a New York l’11 settembre 2001 si osservarono tre minuti di assoluto silenzio; non avevo saputo questa notizia a quando ciò avvenne ero in auto; all’inizio non mi ricordai e pensai fosse una mancanza di segnale ma poi mi venne in mente il motivo del silenzio e mi stupii di come l’assenza di musica o parole provenienti dalla radio fosse una “presenza” così carica di importanza in quel momento.
Quest’anno la giornata è stata dedicata alle donne della radio: sono d’accordo con questa “dedica” soprattutto per quanto riguarda l’Italia in quanto credo sia molto importante dare alle donne la visibilità che meritano per il ruolo che occupano nella società in quanto ultimamente purtroppo sono salite alla ribalta solo perchè alcune di loro sono state vittime della piaga dei femminicidi, crimini che spesso si consumano nell’ambito familiare ad opera di uomini che dicono di amare le loro compagne “fino alla morte”.
Quindi approfitto di questa giornata dedicata a questo splendido mezzo di comunicazione per rendere omaggio all’altra metà del cielo.
Alla prossima.