
Ciao a tutti.
Un runner sa che la corsa è una disciplina solitaria, anche se in mezzo a migliaia di altri “corsari” in occasione delle varie competizioni; è vero che durante ogni gara lo spirito di socializzazione ci unisce e ti ritrovi a scambiare due chiacchiere con persone mai viste prima e magari a ridere e scherzare con perfetti sconosciuti ma quando lo sforzo diventa intenso, soprattutto verso la fine di una maratona, sei solo con te stesso. Ma questo “cameratismo” capita solo in gara, o almeno sembra da quanto ho constatato ultimamente: ora ve lo racconto.
Ultimo weekend estivo a Jesolo che grazie ad un meteo inaspettato che regala due giorni di sole malgrado qualche nuvola ci ricorda che autunno è alle porte.
Approfittando del sole faccio l’ultima corsa sul lungomare il mattino presto e come al solito quando incrocio qualcuno che come me si dedica al jogging mattutino faccio un cenno con la mano o un sorriso per salutare ma dai primi cinque non ottengo alcuna risposta. Visto che non ho altro da fare che correre dedico di fare una piccola indagine statistica e oltre ad insistere nel salutare tutti i podisti che incontro conto quanti ricambiano il saluto.
Beh, dopo un’ora di corsa il conteggio riporta 121 saluti inviati e solo 23 ricevuti; quello che più mi è dispiaciuto però è che oltre a non salutare qualcuno mi ha guardato dritto negli occhi e poi ha proseguito la sua corsa come se non fossi esistito; non parliamo poi di tutti quelli vestiti come testimonial di abbigliamento tecnico che ti squadrano e ti snobbano se non sei “agghindato” con qualche capo firmato.
Quei pochi che però hanno ricambiato il saluto lo hanno fatto con un sorriso a tutta dentiera anche se magari erano stremati dalla fatica; credo che però come me fossero contenti di incrociare una faccia “amica” che comprendesse il loro stato d’animo.
Quindi, parafrasando una vecchia ma famosa pubblicità di birra, vi dico: salutate runners, salutate!
Alla prossima.