
Ciao a tutti.
Nove è una piccola cittadina vicina a Bassano del Grappa che vanta una tradizione ceramista che risale addirittura al XVesimo secolo. Lungo la strada principale che attraversa la città non si contano le insegne di fabbriche o laboratori di “ceramiche d’arte”.
Ogni volta che ci passavo cercavo di trovare spunti per qualche fotografia e ad essere sincero qualche scatto sono riuscito a farlo (di questo però magari ve ne darò prova in un prossimo post) ma la mia curiosità era più orientata a capire se queste fabbriche fossero ancora attive perché più di qualche vetrina era un po’ troppo impolverata.
Così un giorno di luglio mentre stavo tornando a casa mi sono fermato per una foto davanti al cancello di una “villa/fabbrica”, la versione più grande di “casa/bottega”; mentre scattavo il cane all’interno si è messo ad abbaiare richiamando verso l’esterno l’attenzione del proprietario, un signore anziano ma distinto che molto gentilmente mi ha chiesto come mai fossi lì e se avessi bisogno di qualcosa; dopo i complimenti per i decori esterni dell’abitazione e la richiesta del permesso per fotografare ho chiesto informazioni sull’attività dell’azienda ed in generale sulla città e lui, con tono molto pacato ma altrettanto rassegnato mi ha confidato che è stato costretto a chiudere dopo la morte di suo padre per mancanza di manodopera.
Poi è stato ugualmente categorico nel dichiarare come per questa città non ci fosse alcun futuro per diversi motivi, per primo la mancanza di “nuove leve” cioè giovani volonterosi che si dedichino a questa attività e poi la mancanza di volontà da parte della “politica” di aiutare gli imprenditori locali a risollevarsi da una situazione di crisi che dura ormai da anni.
Un po’ intristito da questa affermazione sono tornato a casa e ripensando alle sue parole mi sono immaginato un futuro per Nove come “città fantasma”, con tutte le vetrine dei negozi di ceramica impolverate perchè chiuse le attività ed il viale principale deserto mentre al “Cafè Centrale” solo qualche anziano seduto ad un tavolino.
Però…
Venerdì scorso, complice sempre la mia mania di fotografare sono entrato nella sala esposizione di in un’altra fabbrica di ceramiche (questa volta aperta) per chiedere di fare qualche fotografia. Il proprietario che mi ha accolto però era un ragazzo giovane che molto simpaticamente mi ha chiesto cosa potessi dargli in cambio; da lì abbiamo iniziato a discutere sulla sua attività e ci siamo lasciati con un appuntamento a lunedì successivo per parlare di e-commerce.
Lunedì, assieme a lui si è presentata una ragazza con la quale lui collabora fornendole alcune sue creazioni per un altro show-room; insieme abbiamo parlato della situazione di crisi del settore della ceramica, della difficoltà a lavorare da soli e gestire anche la vendita oltre alla produzione e loro mi hanno esposto le loro idee per cercare di aumentare la visibilità dei loro prodotti da locale a globale esprimendo anche i dubbi su un investimento in ambito e-commerce.
Li ho ascoltati attentamente e sono rimasto positivamente sorpreso (per non dire meravigliato) della loro volontà di continuare un’attività artigiana, per definizione faticosa e con guadagni modesti ma credo soddisfacente dal punto di vista artistico. Mentre li ascoltavo mi sono tornate in mente le parole del signore incontrato in estate e ho confrontato i due pensieri, diametralmente opposti tra loro soprattutto riguardo al futuro.
In una situazione lavorativa come quella attuale è confortante trovare due persone giovani come Margherita e Giovanni (questi i loro nomi), legati al loro territorio credono nel lavoro che fanno e vogliono “difendere” il forte anzichè abbandonarlo come sarebbe forse più facile fare per due persone giovani; loro invece cercano di invertire la tendenza nel loro piccolo e credo che iniziative come queste debbano essere supportate da chi (come nel mio caso per il software dell’azienda per la quale lavoro) può farlo fornendo loro strumenti adeguati.
Credo anche che quella che nel titolo del post ho chiamato “arte artigiana” sia la pietra angolare sulla quale l’economia italiana si è basata per costruire la fama che il “Made in Italy” gode in giro per il mondo, malgrado i ripetuti e continui tentativi di imitazione da parte degli altri paesi; senza scendere nella retorica posso affermare che l’Italia è la sede naturale di quell’arte manifatturiera nata dalle “botteghe” dei maestri artigiani come Leonardo da Vinci e Michelangelo, per citare solo un paio di esempi.
Per quanto mi riguarda ho cercato di spiegare ai miei due interlocutori le potenzialità ed i vantaggi di un progetto di e-commerce e spero di aver risposto alle loro domande in modo che siano in grado di decidere come procedere in futuro a prescindere comunque dall’esito che potrà avere la trattativa. La mia speranza è che come loro ci siano altri “artigiani” con la stessa volontà affinchè nella sfida che intitola questo post l’ottimismo vinca contro la rassegnazione.
Alla prossima.
PS: Un sito c’è, è quello di Margherita: visitatelo perché ci sono articoli interessanti.