FUNside – Sport: A nice morning run…

Il GPS impazzito
Il GPS impazzito

Ciao a tutti.

Dopo il ritorno dalle vacanze ho ripreso gli allenamenti assieme a “quelli delle sei” in vista degli appuntamenti con le gare autunnali e venerdì ci eravamo accordati per correre domenica un “lungo” (almeno 20 km); approfittando però della clemenza del sole in famiglia abbiamo deciso di passare il weekend a Jesolo ma siccome volevo mantenere fede all’impegno ho deciso che sabato o domenica mattina avrei fatto il lungo.

Il mio orologio biologico si è già tarato sugli orari degli allenamenti mattutini in orario feriale e  anche domenica mattina mi aveva già “svegliato” intorno alle 5.30: visto però che eravamo in un giorno festivo ho preferito posticipare la partenza e mi sono ri-addormentato; alle 7 comunque mi sono alzato, ho fatto una colazione leggera e sono uscito per andare a correre.

La temperatura era fresca anche se l’umidità era un po’ alta, avendo notato una leggera nebbiolina che si stendeva stancamente sui prati; essendo il clima comunque accettabile per la corsa sono partito.

Quando corro cerco di distrarmi il più possibile e solitamente non porto con me alcun supporto “multimediale” (leggi musica) perchè preferisco seguire il consiglio di Murakami e “ascoltare il mio corpo” correndo in silenzio; la mia passione per la musica però mi fa sempre trovare un ritmo utile alla mia corsa anche se magari inventato; così ho trasformato il tintinnio delle chiavi di casa dentro i pantaloncini nella mia “base musicale” e quando ho lasciato la strada – più o meno deserta a quell’ora – per costeggiare il canale correndo sull’argine alla mia base musicale ho aggiunto una prima sorgente sonora: l’erba, che al mio passaggio con il suo fruscio si mescolava al tintinnio delle chiavi.

Lasciato l’argine naturale e passato il paese ho affrontato un altro argine, questa volta tutto asfaltato e che con un lungo rettilineo mi avrebbe portato a Cortellazzo, corrispondente circa a metà percorso; lungo la strada la nuova sorgente sonora era data dalle mie scarpe che battevano sull’asfalto ritmando quindi in modo più “urbano” mentre alcuni pescatori – loro in religioso silenzio – aspettavano pazienti che qualche pesce abboccasse all’amo; per non disturbarli troppo cercavo di respirare meno affannosamente possibile ma le chiavi e le scarpe mantenevano imperterrite il ritmo, avvisando involontariamente i pesci del pericolo…

Durante questo passaggio ho incrociato due runner. Davanti “lui”: molto alto, brizzolato e con un passo baldanzoso; dietro “lei”: piccolina, bionda ma sorridente; ci siamo salutati e ho proseguito la mia corsa fino a Cortellazzo, il giro di boa, mentre la città si stava svegliando.

La mia “musica” un po’ alla volta si “mixava” con quella proveniente dai caffè che sfornavano brioches e cappuccini o dalle reception dei campeggi e villaggi che si preparavano ad accogliere gli ultimi turisti stagionali fino a quando… il mio GPS dava segni di squilibrio emettendo un sibilo che non riuscivo a fermare mentre il cronometro si bloccava: così per gli ultimi cinque chilometri ho corso con un sibilo così fastidioso che quando sono arrivato a casa per attutire il rumore ho messo il GPS in una bacinella piena d’acqua e chiusa con un coperchio.

Una volta a casa la pubalgia che mi accompagna dall’inizio di Agosto mi ha ricordato che forse dovevo andare un po’ più piano ma anche se non ho fatto un gran tempo sono soddisfatto perché era da un bel po’ che non correvo così tanto e soprattutto che non mi “rilassavo” – forse sarebbe meglio dire “distraevo” – Così tanto.

Adesso vi domanderete cosa c’entra, il titolo con questo racconto? Allora, le mie “contorte” sinapsi hanno associato questa corsa mattutina al racconto di Richard Foster “A nice morning drive” che non ho mai letto ma che a sua volta ha ispirato una canzone di un gruppo che mi piace tantissimo, i Rush che raccontano di una corsa mattutina in auto lontano dalla città in un futuro fantascientifico. osì, giocando un po’ sulle parole ho voluto raccontarvi questo episodio.

Ah, i due runner incrociati sull’argine li ho ritrovati tornando indietro: “lei” anche se stanca sempre sorridente ma davanti di diversi metri rispetto a “lui” che molto stanco, molto meno baldanzoso e un po’ imbronciato la in-seguiva…

Alla prossima.

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