
Ciao a tutti.
Oggi vi scrivo dell’ultimo libro che ho letto, Open di Andre Agassi.
In questo libro Andre racconta come per vent’anni abbia praticato a livello professionistico uno sport che ha odiato dal profondo del suo cuore, dapprima perché costretto a giocare da suo padre controvoglia per il suo desiderio di rivalsa nei confronti del mondo intero ma poi perché si è reso conto che non sapeva far altro e che aveva “bisogno” di quello sport per vivere. In realtà gli ultimi anni della sua carriera li ha giocati anche per aiutare la sua fondazione a crescere e quindi l’odio è venuto meno ma la sua carriera è stata così altalenante proprio perché non era animato dalla passione per il tennis ma solo dalla necessità e per questo non riusciva durante i suoi incontri a rimanere concentrato fino in fondo.
E’ stato molto interessante però conoscere i suoi rapporti particolare con il padre e con la madre, due persone dai caratteri così diversi e distanti tra loro ma che hanno sempre vissuto insieme e cresciuto tre figli in un posto come Las Vegas che io considero una sala giochi in mezzo al deserto del Nevada; oppure la sua ribellione a qualsiasi tipo di imposizione, da quella di suo padre e il suo “drago sputapalle” o quella di Nick Bollettieri nella sua Tennis Academy in Florida oppure la scuola dove era obbligato ad andare in quanto previsto dal programma dell’accademia ma dove nessuno studente-giocatore veniva seguito con attenzione ma solo “sopportato” perché i soldi di Bollettieri servivano a quella scuola.
Le due parole che mi sono venute in mente leggendo il libro sono state “contraddizione” e “affinità” per diversi motivi:
- è contraddittorio che un atleta che odia lo sport che pratica una volta raggiunta la prima posizione nel ranking mondiale, anziché ritirarsi dopo essere precipitato oltre il numero 100 risalga la china partendo proprio dai tornei di bassa lega per ritrovarsi nuovamente primo in graduatoria;
- l’affinità che unisce Andre e sua moglie Steffi Graf attraverso i rapporti con i rispettivi padri, figure autoritarie quasi al limite dello schiavismo per motivi di rivalsa personale;
- è altrettanto contraddittorio che uno studente che odiava così tanto la scuola da fare di tutto per non andarci abbia fondato un istituto preparatorio al college;
- l’affinità che unisce i due tennisti nei progetti di solidarietà verso le persone ma soprattutto i bambini con problemi, siano essi di salute che di istruzione o di carattere familiare.
La cosa più buffa di queste due contraddizioni è che l’unico modo per realizzare il progetto della scuola Andre abbia giocato a tennis… la legge del contrappasso!
Ho sempre considerato Agassi un po’ antipatico per il suo spirito anticonformista rispetto ai canoni del tennis: la bandana, i jeans corti come calzoncini sono i primi due esempi che mi vengono in mente; la lettura del libro mi ha fatto scoprire invece una persona completamente diversa: insicura, molto fragile sul piano della concentrazione e molto sensibile nei confronti delle altre persone ma soprattutto legato al suo paese natale, malgrado lo sport che praticava poteva permettergli di trovare casa in una una qualsiasi altra città sicuramente più interessante di Las Vegas; tutto questo mi ha fatto rivalutare lui come persona oltre che come sportivo.
Durante la lettura del libro ho anche riflettuto sul rapporto con mio figlio legato allo sport e ho pensato che assolutamente non forzerò alcuna sua decisione in tal senso ma lascerò che sia lui a scegliere cosa fare purché si diverta e faccia comunque sport.
Un libro da leggere, ve lo consiglio.
Alla prossima