
Giovedì mattina, ore 6 (un orario a caso…).
L’allegra brigata di “Quelli delle 6” si ritrova “come al solito” per l’allenamento di gruppo: “come al solito” è buio e fa freddo ma i runner, non curanti dell’oscurità e delle avverse condizioni meteo partono per la loro corsa mattutina.
Dopo il riscaldamento si parte per l’allenamento vero e proprio nel rispetto delle tabelle; a chi tocca un “medio”, chi una serie di ripetute e chi invece si accoda all’una o all’altra seduta cercando di tenere il ritmo dei battistrada.
Stamattina si chiacchiera poco anche perchè l’andatura del medio è un po’ sostenuta mentre chi fa le ripetute non ha tempo per parlare perchè risparmia il fiato per correre, comunque siamo in 6 (di Quelli delle 6, ovviamente…) e occupiamo la strada che è poco trafficata per non dire deserta.
Mentre per quasi tutto il percorso le case o le barriere anti-rumore della ferrovia ci limitano la visuale e anche se ci fosse qualcosa da vedere il ghiaccio sull’asfalto ci suggerisce di mantenere lo sguardo orientato in basso che in alto negli ultimi due chilometri affianchiamo il cantiere di un nuovo quartiere residenziale (l’ennesimo, purtroppo… dove viviamo la cementificazione è continua) e ad est il blu comincia a sostituire il nero della notte e una nuvola dalla forma disegnata dal vento fa assomigliare la scena ad un’aurora boreale ma senza colori, o meglio bicromatica. L’ultimo chilometro prima di arrivare a casa consiste in una stradina chiusa al traffico stretta fra due ali di alberi e noi diciamo sempre che questa via “chiama” (cioè invita, per non dire sfida) tutti noi ad un ultimo sforzo e ad un allungo veloce; regolarmente, anche se magari per tutto l’allenamento siamo andati come dei treni e siamo boccheggianti partiamo sempre per concludere in progressione ma questa volta anzichè correre al buio la luce dell’alba illumina anche se debolmente la strada e ci fa venire voglia di correre ancora più forte; io esclamo addirittura “…Dai che viene fuori il sole!” accelerando e anche Mek aumenta l’andatura fino alla fine dove raggiungiamo gli altri che sono appena arrivati.
E’ una sensazione bellissima: sono arrivato alla fine dell’allenamento che ha coinciso con l’inizio di un nuovo giorno perchè stavolta “ho visto la luce” che ci accompagnerà sempre di più con il passare dell’inverno… finalmente!
Dopo la doccia e la colazione sono ripartito (in auto però) per andare in ufficio e quel blu dell’ora precedente si è trasformato in un cielo azzurro e limpido.
Quale titolo dare ad un post così? Ecco allora che da “I dolori del giovane Werther” (o per chi preferisce a Goethe la nostra Luciana Littizzetto ed il suo “I dolori del giovane Walter”) una frase con la stessa musicalità ma con un significato ben diverso: “I piaceri del (non più) giovane runner”… cioè il sottoscritto!
Alla prossima