
Ciao a tutti.
In questo acronimo si raccolgono gli ingredienti minimi per fare la base ritmica per qualsiasi tipo di musica: Bass (drum, la “grancassa”), Snare (drum, il “rullante”), & Cymbal (un piatto); uno strumento al quale sono affezionatissimo e adesso vi racconto da dove nasce questo “sentimento”.
Sin da bambino amavo così tanto battere a ritmo qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani che un Natale di tantissimi anni fa i miei genitori mi fecero trovare a fianco dell’albero – perché sotto non ci stava – una bellissima batteria rossa; la usai così tanto che il giorno in cui sfondai anche l’ultimo tamburo tutta la famiglia tirò un gigantesco sospiro di sollievo.
Alle scuole medie, ascoltando i dischi del mio fratellone conobbi il primo (per me) batterista famoso, Carl Palmer degli Emerson, Lake & Palmer che nella loro versione del Bolero di Ravel mi colpì particolarmente per la precisione e persistenza nella parte ritmica.
Dopo Palmer ascoltai anche John Bonham dei Led Zeppelin, Bill Bruford di Yes e King Crimson, Phil Collins dei Genesis ma anche Franz Di Cioccio della PFM (per citare un italiano), tutti musicisti per me con incredibile talento.
Alle scuole superiori poi cosa poteva attirare le ragazze più di un musicista? In realtà il ruolo più “sexy” sarebbe stato il cantante o il chitarrista ma siccome non ero proprio Freddie Mercury tantomeno Jimmy Page ripiegai sulla batteria; purtroppo la mia statura non elevatissima impedì di farmi notare tra piatti e tamburi e quindi con le ragazze l’effetto “rockstar” svanì in un lampo. La mancata notorietà e relativo appeal presso il pubblico femminile non mi fece però venire meno la voglia di suonare, anzi mi spronò a continuare per il gusto di suonare a tal punto che quasi quindici anni dopo la mia prima batteria giocattolo ne noleggiai una vera e me la portai in camera, per suonarla quando non c’era mio fratello e nessun condomino negli appartamenti sopra e sotto.
Nel frattempo i miei orizzonti musicali si allargarono con Stewart Copeland dei Police, Billy Cobham e Chester Thompson; poi un giorno un mio compagno di classe mi prestò una musi-cassetta dei Rush, un gruppo canadese semisconosciuto in Europa. In quelle canzoni lo stile di Neil Peart, il batterista, mi impressionò per la sua “asincronia” e dal lontano 1981 continuo a seguire le sue (loro) vicende musicali e non riuscendo addirittura a vederli “live” qualche anno fa nella loro unica apparizione in Italia.
Non so dirvi quante volte ho ascoltato “YYZ” nelle versioni in studio o dal vivo e quante volte ho cercato di riprodurre quei tempi senza però riuscirci mai perfettamente.
La mia passione per le lingue mi fece poi leggere e rileggere le liriche dei loro pezzi scoprendo poi che erano tutte scritte proprio da Peart, abilissimo scrittore tanto da pubblicare diversi libri che – ovviamente – acquistai e che ora fanno la loro figura in libreria.
Adesso che sono diventato “grande” la batteria non è più in camera ma spero che presto mio figlio, anche lui appassionato di musica, fondi la sua “garage band” nel garage di casa nostra così magari potrò fare qualche “rullata” quando la band non c’è… e nemmeno i vicini!
Ah, sicuramente mi sarò dimenticato qualche nome importante e quindi vi chiedo di indicarmi i vostri “batteristi” preferiti in modo da poter stilare una classifica o magari fare un sondaggio; attendo quindi i vostri commenti.
Alla prossima, ricordandovi che troverete questo post anche nella pagina “BSe…Cosa?” assieme agli altri BS&C.