PROSide – IT Manager: Proattivo o reattivo?

Ciao a tutti.

Ultimamente sono stato coinvolto in dibattiti sul “comportamento” che un IT manager dovrebbe avere verso i suoi “clienti”, siano essi esterni o interni. La domanda posta è quella che da il titolo al post e cioè se un IT manager deve essere proattivo o reattivo.

Per quella che fino ad oggi è stata la mia esperienza mi sento di rispondere che l’atteggiamento da adottare dipende dal contesto in cui si opera: in Azienda la proattività è legata alla ricerca (& sviluppo) di soluzioni che potrebbero migliorare l’efficienza dei processi aziendali.

Ho messo tra parentesi lo sviluppo perchè quando viene proposta una soluzione tecnologica in Azienda viene valutata solo se automatizza un processo “manuale”; raramente la proposta di aggiornamento o di sostituzione di una soluzione esistente viene presa in considerazione dal management. La proattività quindi è più considerata un capriccio dell’IT che una gestione attenta dell’impianto tecnologico.

A meno che però lo stesso management non dichiari che la soluzione attuale è “lenta” o non più adeguata (e non si sa in base a quali considerazioni) e quindi si rende necessario svilupparne una nuova spesso però mantenendo magari gli stessi “vizi” architetturali della precederte; in questo caso l’IT deve essere il più veloce possibile nella ricerca, proposta e installazione della nuova soluzione perchè altrimenti l’azienda perde terreno nei confornti dei concorrenti, del mercato etc.

In questo caso la reattività deve essere altissima per evitare che di venir considerati un servizio “lento” o addirittura fuori dall’azienda.

Ne consegue che l’IT Manager interno ad un’Azienda deve essere sempre attento a come si muove l’azienda, preparato sulle soluzioni tecnologiche a disposizione sul mercato e quindi pronto a rispondere “a tempo zero” alle richieste del management.

Altra cosa è se l’IT manager è un consulente o una società esterna all’Azienda: in questo caso – sempre a mio parere – deve essere in grado leggere i punti di forza ma soprattutto i punti di debolezza di un’organizzazione per proporre la soluzione più adatta, sia essa nuova o in sostituzione di una esistente nell’ottica di un servizio al cliente sempre aggiornato.

Confrontando le due opinioni si potrebbe dire che in realtà l’approccio è simile ma credo che la differenza consista nel fatto che un’azienda senza IT consideri la consulenza un servizio vero e proprio in quanto fruibile “a richiesta” mentre una che ce l’ha già al suo interno lo consideri un servizio “permanente” e quindi più costo che “asset” (scusate ma non riesco a trovare un termine in italiano e io non amo gli inglesismi).

Questa è la mia opinione da “addetto ai lavori” che fino ad un anno fa era interno ed ora è esterno.

E voi cosa ne pensate? Siete d’accordo con me oppure avete un’opinione diversa?  Mi piacerbbe saperlo soprattutto se siete utilizzatori di un servizio IT interno o esterno; può tornarmi utile nell’approccio con i miei clienti.

Alla prossima.

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