Quando ho iniziato ad arbitrare la trasferta di Jesolo era associata al nome di Lino Rossetto, conosciuto tra i fischietti del GAP di Venezia come “mangia-arbitri”.
Devo ammettere che anch’io ho avuto più di un’occasione per discutere “amabilmente” di pallacanestro con lui durante (e sottolineo durante) le partite arbitrate con lui seduto – molto poco perché quasi sempre in piedi – in panchina.
Era “scomodo” perché le sue proteste ti mettevano in difficoltà in quanto erano quasi sempre(e sottolineo quasi) motivate e confortate dalla profonda conoscenza del gioco, che gli permetteva di obiettare insinuando un dubbio sul fischio appena fatto.
Questo suo modo di affrontare le partite mi hanno fatto migliorare come arbitro perché quando lo incontravo sapevo che non potevo mai abbassare la concentrazione e quindi mi preparavo fisicamente e psicologicamente a due partite: una atletica in campo e una dialettica verso la sua panchina.
Ma non siamo mai stati avversari, malgrado le due posizioni contrapposte; anzi, dopo la partita era un piacere mangiare insieme e continuare a “discutere” amabilmente di basket.
Le virgolette sono d’obbligo perché quando parlava di basket la sua passione per il gioco lo accendeva anche fuori dal campo; mi ricordo le volte ci siamo confrontati sui progetti per il cosiddetto “Basso-Piave” che comprendevano anche il nostro settore perché a lui avevamo chiesto aiuto, aiutandoci a organizzare corsi per coinvolgere e convincere con successo i giovani del litorale a indossare la divisa grigia.
Con la sua scomparsa Jesolo, il suo basket e gli arbitri – sì, anche loro – hanno perso un punto di riferimento importante.
Grazie Lino, riposa in pace.